Ecco perché ci battiamo per il rilancio del Consorzio universitario contro i suoi nemici. Il CDA
Ironico, lucido, sferzante: durante l’inaugurazione, applausi a scena aperta per lo studente
Fonte: (Di Redazione ROARS 17 febbraio 2017 ore 09:1)
«Il numero di studenti che proseguono gli studi è in costante aumento: l’abolizione del numero chiuso e l’importante programma di reclutamento hanno portato enormi benefici all’intero sistema. Il merito va certamente anche alla gratuità dell’istruzione universitaria e agli importantissimi programmi di welfare per quanto riguarda cultura, trasporto pubblico e residenzialità. Credere nell’Università ha funzionato ed è il paese intero a guadagnarci: la disoccupazione, specialmente quella giovanile, è prossima allo zero e l’ultima riforma del mercato del lavoro ha ridato alla nostra generazione la stabilità necessaria per immaginarsi un futuro.» Fantascienza? No, non è fantascienza. Piuttosto, è sferzante ironia quella che trapela dalle parole di Marco Rondina, pronunciate nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2016/2017, in cui è intervenuto come rappresentante degli studenti del Politecnico di Torino. In una manciata di minuti, ha tracciato un’analisi lucida e impietosa, raccogliendo applausi a scena aperta. Da chi avrà imparato? Di sicuro non dai vertici accademici italiani. A fronte di un calo di 7.503 posti dal 2010 al 2016, era bastato l’annuncio di 861 posti di ricercatore per raccogliere il plauso di rettori e pro-rettori. «Una vera e propria iniezione di giovani nelle università» aveva esultato il Rettore di Roma Tre, poco meno di un anno fa. E anche lo scorso agosto il Presidente della Conferenza dei Rettori ci informava che i rettori erano «più che soddisfatti» e che scorgevano «opportunità per i nostri giovani studiosi di vedersi aprire la strada per la carriera accademica». Finisce che a dare lezione di dignità e onesta intellettuale devono essere gli studenti. Hanno le idee più chiare, dei loro maestri e anche una memoria migliore, se sono loro a ricordarci che «quasi cento anni fa, nel primo dei suoi “tre compiti”, un giovane Antonio Gramsci scriveva: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza”».
Fonte: (Di Redazione ROARS 17 febbraio 2017 ore 09:1)
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